Ci sono cose che arrivano inaspettate e che regalano un’esperienza che va oltre all’emozione del momento.
Sono esperienze particolarmente stimolanti che arrivano nel giusto momento, quando sei pronto a coglierle e a gustarle fino all’ultimo sorso, come un calice di un ottimo Brunello di Montalcino, pieno di sfumature di profumi, sapori, colori che cambiano a seconda del modo di guardare ed assaporare.
Sono da sempre appassionata di cibo e di cucina, passione ereditata dalla mia famiglia in cui il cibo è sempre stato, ed è ancora, uno dei grandi elementi che riunisce, uno dei modi di trasmettere cura e amore.
E questa cura e questo amore sono sempre iniziati dalla materia prima.
Quella della mia famiglia è una cucina povera e semplice.
D’altra parte erano famiglie molto numerose (solo mio padre ha 10 fratelli..!) per cui l’alimentazione era per lo più fondata su cereali (la pasta fatta in casa delle nonne non era il lusso ma la quotidianetà), olio extravergine di alta qualità, verdure dell’orto del nonno (ed ora mio padre ha ereditato la stessa bravura e passione) e tanti tanti legumi che, fino a quando la mia nonna materna era in vita, cucinava per decine di persone, tra figli e nipoti.
La presentazione del cibo, la parte ludica, non sono mai stati presenti.
Per cui l’alta cucina l’ho sempre vista con una certa diffidenza, anche se ne subivo un grande fascino e sbirciavo con curiosità tutti i grandi piatti dell’alta ristorazione attingendo alla mia memoria di sapori per poter ricostruire mentalmente tutti quei piatti che non potevo permettermi di assaggiare.
La fantasia non era poca e la mia memoria del gusto è abbastanza sviluppata (a differenza di tutti gli altri tipi di memoria utili nel mondo reale!;)) da farmi sembrare di averli davvero assaggiati.
Proprio in quegli anni scoprivo Leemann e la cucina del Joia. Ricordo il piatto “sasso che rotola”, nei primi anni del 2000, che mi aveva divertita tantissimo.
Poi la rottura con l’dea di “alta cucina” ed il confine della creatività ad altri ambiti della mia vita, la fotografia e l’arte al primo posto. Ma in cucina no. Quasi facessi affronto al cibo stesso relegandolo ad un confine che, dentro di me, vedevo come qualcosa di troppo superficiale ed estetico per essere associato al cibo.
E poi arrivano loro, un piccola parte del grande staff di Leemann: il grande Chef in persona, ma anche Marzia Riva (di cui sono una fan da diversi mesi e seguo sempre con interesse il suo bellissimo blog), Sauro Ricci, bravissimo Chef ma soprattutto una persona luminosa che trasmette una grande energia positiva, e Michele Mattivi che mi ha trasmesso un grande amore per quello che faceva, rigore e competenza.
Insieme alle altre colleghe foodblogger,
Laura, Daniela, Jessica, Eleonora, Silvia, Alessia, Daniela, Serena, Laura, Marica, Claudia, e Anna Maria Pellegrino, presidente di AIFB, l’associazione italiana food blogger di cui faccio parte, sono stata infatti selezionata per partecipare a questa bellissima esperienza alla Joia Academy di Pietro Leeman
JOIA ACADEMY
Al Joia academy si respira un’aria diversa da quella che mi sarei aspettata in corso di cucina di un luogo mitico come quello creato dal grande Leeman.
C’è sicuramente la parte altamente tecnica (che è di un livello molto alto) ma anche di grande serenità, convivialità ed etica per il proprio lavoro.
Quello che vedevo così distante dal mio modo di vedere la cucina si è piano piano assottigliato: rispetto per la materia prima e per quello che c’è dietro ad essa (dall’impatto ambientale a quello energetico sul nostro corpo), la trasformazione tecnica ma sempre rispettosa dell’essenza del prodotto e che è mirata sì a giocare con il suo aspetto estetico ma sempre tenendo come perno l’esaltazione delle caretteristiche intrinseche dell’alimento.
Il centro è sempre lui, l’alimento che è sempre visto con un approccio olistico, che punta a creare un unione tra corpo-mente-spirito.
Ma la grande tecnica e la grande conoscenza della materia prima consente di poter giocare e divertirsi annullando schemi mentali e trasformando il cibo in arte, in colori e consistenze che sono una cosa sola con i principi dell’alimento e, quindi, con l’energia fisica e spirituale di ciascuno di noi.
Tutto era così simile al mio modo di intendere l’alimentazione e, al tempo stesso così innovativo e pieno di mille nuovi spunti, da lasciarmi davvero incantata a cercare, più che imparare nuove tecniche, di respirare il più possibile a fondo questa nuova ventata di aria che questa esperienza è stata per me.
Paesaggio interiore (Dischi di saraceno arrostiti, taccole croccanti, due salse in contrasto carpaccio di zucchine, pomodoro e salvia)
Grazie a tutti voi per la bellissima esperienza…ci rivedremo presto perchè ho deciso di frequentare il corso professionalizzante:)
(grazie anche al bravo Alessandro per avere colto questi bei momenti di noi colleghe foodblogger!)
Cosa mi ha lasciato questa esperienza?
“Pillole di felicità”
…da questo divertimento, da questa riscoperta della parte bambina che è una delle componenti in cucina e dell’approccio creativo al cibo, nasce questa mia ricetta. L’ho chiamata “Prozac, pillole di felicità” Senza prendermi troppo sul serio (anzi…) mi sono divertita a ribaltare il mio approccio serioso in cucina e a “pasticciare” ispirata dall’aria respirata al Joia Academy.
Ho abbinato la barbabietola, gusto dolce, al crescione che con il suo sapore leggermente senapato secondo me si accosta molto bene con la bella e rossa barbabietola.
Il verde è dato dai piselli ma ho giocato creando dei finti piselli, mantendo la base di legumi ma partendo dalla lenticchia.
E poi l’acido, dato da una panna acida vegana al profumo di zenzero e limone. E la pasta… che c’è anche se non è subito riconoscibile:) ….
Ed è uno dei doni più grandi che mi ha lasciato questa esperienza, la riscoperta di questo divertimento che può essere unito alla ricerca del gusto e della salute in un piatto. Forse lo avevo scordato:)
…seguitemi nel prossimo viaggio alla scoperta delle mie pillole di felicità (altro che Prozac…)
COSA CI VUOLE
INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE:
- Pasta alla barbabietola: pasta fresca integrale: 150 gr, mezza barbabietola cotta in precedenza
- Pasta alla barbabietola: pasta fresca integrale: 150 gr, pistilli o bustina di zafferano
- Panna acida al limone e zenzero: 60 gr di yogurt di soia naturale, 60 gr di panna di soia
buccia di limone bio, una grattuggiata di zenzero fresco - Piselli freschi: 100 gr
- Finti piselli: 100 gr di farina di lenticchie rosse, un cucchiaio di paprika, mezzo litro di brodo di verdure
- Pesto di crescione: 150 gr di crescione (o ancora meglio micrortaggi di crescione come quelli di Piantanatura), 100 gr di noci di macadamia, olio evo, sale


COME SI FA
Pesto di crescione: Frullare tutti gli ingredienti insieme ad un cubetto di ghiaccio in modo da non alterare il colore verde
Pasta allo zafferano: fare bollire acqua salata tanta quanto basterà a coprire di due centimentri la pasta. Una volta cotta uniamo lo zafferano e frulliamo il tutto mettendo lasciando raffreddare a temperatura ambiente. Formiamo poi le prime “pillole” inserendo con una siringa dalla punta larga una piccola noce di pesto, le chiudiamo e le lasciamo da parte.
Pasta alla barbabietola: fare bollire acqua salata tanta quanto basterà a coprire di due centimentri la pasta alla quale aggiungiamo mezza barbabietola a fettine. Una volta cotta frulliamo il tutto mettendo lasciando raffreddare a temperatura ambiente. Formiamo poi le “pillole” rosse (sempre inserendo il pesto) e lasciamo anche queste da parte.
Finti piselli: Fare una polenta con farina di lenticchie rosse, aggiungendo brodo a poco a poco quanto basta a cuocere la polenta. Salare, fare raffreddare, formare delle palline piccole piccole della grandezza dei piselli e poi passarle in un piatto in cui avremo disciolto un cucchiaio di paprika in un cucchiao di olio. Infornare 5 minuti fino a quando le palline non diventeranno croccanti e dorate.
Panna Acida vegan: Mescolare semplicemente lo yougurt con la soya e unire la grattuggiata di zenzero fresco e di buccia di limone biologico a piacere.
Comporre il piatto…. divertendosi!